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30 cose da non condividere sui Social Network

Tra le tante, Farmville e l’incessante presenza di notifiche dei Social Games

articolo preso da Ninjamaketing

L’idea di questa lista nasce da una sempre maggiore e ricorrente richiesta di collaborazione nella gestione di mucche o anatre per Farmville: un gioco diventato sempre più virale su Facebook.

Il Social gaming e le sue notifiche (ringraziando il cielo e Zuckerberg!) si possono bloccare nelle impostazioni, ma c’è chi apprezza questo passatempo e se sei tra questi devi sapere che Farmville ha 80 milioni di giocatori mensili di tutte le età ed è stato addirittura eletto il Social Gaming dell’anno 2010. Non l’hai mai provato e proprio ora ti è venuta voglia di testarlo?

Tra notifiche di richieste di vita, chances, monete e miracoli per i vari giochi, potresti rischiare di rovinare la tua reputazione, quindi cerca di proteggere la tua privacy e fare attenzione a ciò che pubblichi sui Social Network.

Ecco un elenco di 30 cose che non dovresti condividere sui Social:

1- Su Facebook: quale pollo stai spennando o quale mucca stai mungendo su Farmville. Pensi che davvero possa interessare?

2- Ancora su Facebook ma in Mafia Wars: quante persone hai ucciso e dove sono state sepolte. Tieni a freno il Rambo che è in te.

3- Foto dove sei ad un party in condizioni che sarebbe meglio tenere per te.

4- Mentre stai facendo una festa: magari arriva anche qualcuno che non hai invitato.

5- Foto che rivelano che flirti con la moglie del capo durante l’annuale cena di lavoro prenatalizia. E poi a gennaio cosa accadrà?

6- Che hai una relazione.

7- Che stai pensando di avere una relazione.

8- Disappunto sul tuo capo.

9- Lamentele sul tuo lavoro, confessioni sul fatto che vorresti lasciarlo e poi magari ti licenziano loro in anticipo dopo aver letto il post.

10 – Foto che annunciano chiaramente che quel giorno non eri davvero a casa in malattia.

11- Che stai pensando di metterti in malattia.

12 -Drammi e litigi con i tuoi amici (a meno che tu non sia in un reality show).

13- Problemi con i tuoi genitori. Piuttosto chiama un amico.

14- Password.

15- Suggerimenti di password con nomi dei tuoi cani. Dillo soprattutto ai tuoi genitori.

16- Foto e video dei tuoi bambini. Non sai mai dove possano andare a finire.

17- Avvertire che sei appena scappato dalla prigione e stai fuggendo (non ridere, è realmente accaduto!)

18- Rivelare cosa pensi di una causa legale ancora in corso.

19- Non linkare il tuo profilo professionale di Linkedin su altri social che usi per diletto.

20- Non dare informazioni circa quanto possiedi sul tuo conto corrente.

21- Informazioni personali.

22- Come aumentare il numero di amici o followers, che già suona come una truffa.

23- Che stai partendo per le vacanze.

24- Il periodo in cui sarai in ferie.

25- Le tue abitudini quotidiane: i ladri usano queste informazioni a loro vantaggio.

26- Mostrare che fai cose stupide va contro la tua reputazione.

27- Quanto ti pompi in palestra, quanti chilometri hai corso e quanti ne vuoi correre per mantenerti in forma. Lascia l’effetto sorpresa e stupiscili tutti quando ti vedranno la prossima volta!

28- Palesare la tua idea politica o religiosa. Non è un talk show!

29- Cos’hai mangiato a colazione, a pranzo, a cena o come spuntino.

30- Infine, se non sei sicuro di quello che stai per condividere: non farlo, grazie.

Ti invio un abbraccio solidale, con l’augurio che aumenti la qualità delle informazioni che condividiamo.

I social network distruggono il gioco del calcio!!

tratto daa footballscouting

Il calcio è lo sport più mediatico del vecchio continente. Oggi la mediaticità di questa disciplina agonistica non coinvolge soltanto episodi facenti parte della prestazione sportiva, ma anche fatti personali degli atleti, se così possono ancora definirsi. Qui, non si polemizza sulla moralità o meno di stipendi milionari, perché ci sono in ogni settore forti redditualità di questo tipo, anche più alte di quelle calcistiche. Non sta ai singoli disquisire sull’equità o meno di ciò. I social network hanno contribuito alla distorsione dell’immagine dei giocatori di pallone, non più “atleti iper-pagati” ma modelli che creano tendenze e mode, più che altro ormai semplicemente dei Vip da rotocalco. Dalla Serie A alla Lega Pro, all’interno del sistema calcio e dei suoi atleti ruota tutto un mondo extra-calcistico fuorviante per il vero core di questa attività: lo sport in sé e per-sé. Sono le società stesse le prime a fornirsi dei sistemi social network per la comunicazione delle principali notizie interne con i tifosi. Stante così le cose, anche i calciatori sono inseriti in questo sistema comunicativo e sono presenti su tutte le piattaforme interattive principali. E’ vero che all’interno del ruolo dello sportivo vi deve essere, da un certo punto di vista, una certa empatia, sia fisica, sia digitale con il tifoso, ma così facendo in questo decennio si sono perse le vere attitudini del calciatore, in primis sportivo e poi secondariamente personaggio mediatico, come era per i vari ed isolati casi di Vieri, Galante &Co.

EFFETTI “LIVE”
Oggi non vi è più questa netta separazione tra vita sportiva e vita privata. Tutto è in tempo reale, tutto è per far vedere, tutto viene postato perché si ha uno status da difendere. Lo sportivo è la star. Il calcio è stato risucchiato dal relativismo e dalla superficialità di un’epoca mediaticamente dinamica e aggressiva, senza veri valori di fondo. I social stanno uccidendo l’essenza di uno sport fatto di sacrifici sin dalla tenera età, di duri allenamenti per migliorarsi costantemente e di Week-end spesi a giocare partite su partite. I giovani vengono influenzati dai modelli provenienti dai colleghi professionisti fatti di vacanze di lusso, tavoli in discoteca, migliaia di euro gettati alle ortiche, fuori serie, vestiti alla moda Urban Casual e belle ragazze. Conta solo farsi vedere e far vedere l’ipocrisia di cui ci mascheriamo. La conseguenza più evidente sta nel fatto che molti ragazzi nelle serie minori pensano più al calcio come un mezzo per avere il successo e non a questo sport come vero sistema di valori che può dare anche del benessere. Giocare a calcio non è una professione è una vocazione di vita. Oggi, ad eccezione delle due vere superstar del pallone (Messi & Ronaldo), ci sono solo tanti bravi giocatori a cui manca qualcosa per essere ricordati nella memoria collettiva: il senso di sacrificio per lo sport che li ha resi fortunati. Forse, sarebbe il tempo di riportare questo sport al vero spettacolo dei decenni passati: meno social, più sport.

Quora risponde a tutte le tue domande

tratto da Famiglia Cristiana

Il nuovo social network, approdato ufficialmente anche in Italia, permette di ricevere gratuitamente informazioni sui quesiti più diversi su tutti gli argomenti dello scibile umano

Quali consigli daresti a chi vorrebbe crescere un figlio bilingue?
Come posso fare una pizza di qualità in casa? Quali sono i migliori scrittori contemporanei italiani? Il cervello umano è digitale o analogico?
Sono alcune delle domande presenti nella piattaforma Quora, e a cui gli utenti iscritti possono dare le loro risposte e ricevere poi un voto. A metà strada tra Wikipedia e Yahoo answer ora è ufficialmente online anche per gli utenti italiani dopo una fase sperimentale. Fondata nel 2009 da Adam D’Angelo e Charlie Cheever, conta nel mondo 200 milioni di visitatori unici mensili e dopo la Spagna, la Francia e l’Italia sta per approdare anche in Germania. Su Quora è obbligatorio usare il proprio nome, si può verificare quale sia l’esperienza delle persone che forniscono risposte (tutti su base volontaria e in modo gratuito), e l’obiettivo è quello di arruolare veri e propri esperti per avere risposte qualificate e competenti. In passato hanno dato il loro contributo a Quora Hillary Clinton, il fondatore di Wikipedia Jimmy Wales, il primo ministro canadese Justin Trudeau e il ministro greco Yanis Varoufakis. Anche se gli introiti derivano dalla pubblicità per il momento la versione italiana è senza inserzioni

articolo scritto da Fulvia degl’innocenti

Allarme “ThisCrush”: il nuovo social network dove gli adolescenti vengono insultati e denigrati, volontariamente

tratto da Vistanet

In principio erano i giochi come: “Non si muove una foglia, non si vedono i denti” o “Zacca e poni” molto popolari tra gli adolescenti in cui, partecipando, oltre a qualche risata era possibile “buscare” anche schiaffi sonori. Tuttavia era così, nelle piazze si giocava, si rideva, si tornava a casa con il collo o le mani un po’ arrossate.

Oggi nell’era del Web 3.0 le dinamiche sono cambiate, si sono evolute, e spesso, al posto della piazza nel quartiere, i giochi si fanno in rete, all’interno di qualche social network. Questo è il caso di “ThisCrush” , social network di ultima moda tra gli adolescenti di Cagliari e dintorni, dove una volta iscritti, si viene ricoperti di insulti a sfondo sessuale e diffamatorio a opera di cyberbulli spesso coetanei.

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A spiegare le dinamiche del fenomeno è il Dottor Luca Pisano, psicoterapeuta, CEO e founder presso l’Osservatorio nazionale Cybercrime: «Gli adolescenti tra i 12 e i 16 anni hanno effettuato una vera e propria migrazione dal social network “Ask” al social network “ThisCrush”». “Ask” , come suggerisce il nome stesso, è un social basato sulle interazioni fatte di domande e risposte da parte degli utenti. «Una volta creato l’account su “ThisCrush” gli adolescenti inseriscono il link nella loro biografia di Instagram», continua il Dottor Pisano riferendosi al popolare social network dedicato alla fotografie. «E così ha inizio una vera e propria “gogna” mediatica, gli adolescenti ricevono centinaia e centinaia di insulti, quasi sempre in forma anonima» .



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Ma il procedimento non finisce qui. Siccome ThisCrush non prevede la possibilità di rispondere direttamente sulla piattaforma, gli utenti eseguono uno screenshot dell’insulto, lo postano sulle stories del loro account Instagram (che si auto-cancellano ogni 24 ore) dove può continuare la scambio verbale poco ortodosso, essendo possibile rispondere direttamente ad ogni singola storia. Ciò che fa riflettere è che i ragazzi scelgono volontariamente di iscriversi a questo social.

Leggi anche: Cyberbullismo, Nuove Tutele Per I Minori Vittime Su Social Network E Web

«Il fenomeno è stato intercettato dai genitori digitali, un gruppo di circa 250 genitori formati adeguatamente per riconoscere i pericoli della rete» racconta Pisano. «E ciò che ora è importante, ai fini di bloccare questa moda ed impedire che dilaghi e si diffonda, è prima di tutto allertare gli altri genitori affinché siano consapevoli del fenomeno».

Ancora più importante però, raccomanda il Dottor Pisano, è monitorare costantemente i propri figli e le loro attività nella rete, infatti: «Per educare non è sufficiente comunicare. È anche necessario controllare» che, attenzione, è ben diverso da «Spiare». Le nuove tecnologie in cui oggi siamo immersi fino al midollo e con cui entriamo in contatto fin da giovanissimi necessitano di consapevolezza, di conoscenza e di controllo. Solo così la rete potrà essere utilizzata come alleata e non come strumento per ferire e, purtroppo, essere feriti. Ogni giorno è necessario chiedersi: «Sono consapevole del mezzo che sto utilizzando? Sono consapevole dei mezzi tecnologici che mio figlio utilizza e dei suoi comportamenti all’interno della rete?»

Come le nostre mamme e i nostri papà ci controllavano dal balcone mentre giocavamo nelle piazze del quartiere, oggigiorno questi controlli dovranno essere i medesimi, solo che le piazze saranno quelle virtuali, le piazze 3.0 .

Secondo te i social stanno peggiorando il mondo in cui viviamo oppure sono una bolla destinata a sparire? facci sapere cosa ne pensi

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Come funziona il ddl per tracciare l’identità degli utenti sui social media

tratto da: Wired
La proposta di legge di tre senatori si concentra sulla possibilità di tracciare l’identità online degli utenti e prova a mettere paletti anche sulla questione disinformazione

La linea di Theresa May nel Regno Unito deve essere stata d’ispirazione. I senatori Lorenzo Battista, Luis Alberto Orellana e Franco Panizza hanno presentato un disegno di legge che vorrebbe introdurre “filtri di autenticazione” capaci di tracciare l’identità degli autori di contenuti sui social media.

Quello che si aspettano i tre promotori, secondo quanto si apprende, è che vengano utilizzati “sistemi e servizi tecnologici atti a garantire la certezza della tracciabilità dell’identità al fine dell’intervento da parte delle autorità competenti in caso di reati commessi mediante internet”.

Al centro della proposta, quindi, di nuovo il tema della sicurezza: chi non rispettasse le linee di trasparenza ricercate, andrebbe incontro a sanzioni “efficaci, dissuasive e proporzionate alla gravità delle violazioni”.

Il che va in controtendenza con quanto proposto invece dal Parlamento Europeo che, in tema di trattamento dei dati personali e alla tutela della vita privata nel settore delle comunicazioni elettroniche, chiede non solo che la crittografia sia obbligatoria, ma anche che non vengano contemplati punti d’accesso che violino i parametri di sicurezza scelti.

I confini del ddl si espandono, fino a lambire i confini della disinformazione: “La rete, attraverso i propri utenti, si autoalimenta di contenuti informativi riproducendo repliche e creando nuove, ma pur sempre identiche, fonti di informazione. Il pregiudizio prodotto diventa oggettivamente irreparabile se si considerano le caratteristiche proprie della rete, per le quali risulta spesso impossibile che una data notizia, una volta immessa, possa essere definitivamente eliminata dal mondo del web, essendo destinata a quella che è stata definita eternità mediatica” — osservazione che sembra non tener conto del diritto all’oblio.

Buone notizie, invece, sul fronte sicurezza in caso di emergenze: un altro disegno di legge è al vaglio della Commissione Lavori pubblici del Senato. Tenendo conto dell’esperienza dei “Safety Check” di Facebook, la proposta introduce modifiche al Codice delle comunicazioni elettroniche, intendendo inserire “l’obbligo per tutte le reti di telefonia e internet in concessione di mettere a disposizione un canale safety check, mediante il quale gli operatori lanciano l’allerta verso i cellulari agganciati alle celle in una data area, con possibilità di rispondere con modalità semplici ed immediate a tale messaggio di allerta”. Facebook, recentemente, ha proprio pensato nuovi modi e strategie per rendersi utile in caso di disastri, attraverso mappe da condividere con gli operatori del settore.

Internet facile: cosa sono i social network

Un servizio di rete sociale, comunemente chiamato anche social network, dall’inglese social network service, è un servizio Internet, tipicamente fruibile mediante browser o applicazioni mobili, per la gestione dei rapporti tra le persone: generalmente consente la comunicazione e condivisione sia di testi che immagini oppure filmati.

I servizi di questo tipo, nati alla fine degli anni novanta e divenuti enormemente popolari nel decennio successivo, permettono agli utenti di identificarsi creando un breve profilo di se stessi, organizzare una lista di contatti e ricavarne ulteriori, pubblicare un proprio flusso di aggiornamenti e di accedere a quello altrui.

I servizi sono distinguibili in base alla tipologia di relazioni cui sono orientati, per esempio quelle amicali, lavorative o pubbliche, o anche a seconda del formato delle comunicazioni che prevedono, come testi brevi, immagini o musica.

Il loro utilizzo è spesso offerto gratuitamente, dato che i fornitori sono remunerati dagli inserzionisti pubblicitari online.

Per entrare a far parte di una rete sociale online occorre costruire il proprio profilo personale, partendo da informazioni come il proprio indirizzo email fino ad arrivare agli interessi e alle passioni (utili per le aree “amicizia” ), alle esperienze di lavoro passate e relative referenze (informazioni necessarie per il profilo “lavoro”).

A questo punto è possibile invitare i propri amici a far parte della propria rete, i quali a loro volta possono fare lo stesso, cosicché ci si trova ad allargare la cerchia di contatti con gli amici degli amici e così via.

Diventa quindi possibile costituire delle comunità tematiche in base alle proprie passioni o aree di affari, aggregando ad esse altri utenti e stringendo contatti di amicizia o di affari.

I servizi di social network consentono ai detentori di siti di trarre guadagno principalmente rivendendo a terzi le informazioni degli utenti, che alimentano gratuitamente la base di conoscenza, in secondo luogo dalla pubblicità mirata che le aziende indirizzano agli utenti del social in base ai siti visitati, link aperti, permanenza media, alle informazioni da loro stessi inserite.

una importante opzione tipica dei principali social network, che anticipiamo in questa prima lezione sull’argomento, è il pulsante “like” –  mi piace – consente al visitatore della pagina di esprimere un giudizio positivo sull’intera pagina oppure su un singolo contenuto, è comunque molto importante perché è uno dei principali metri di valutazione pagina o post che sia.

Con lo sviluppo dei servizi di rete sociale e la sempre maggiore condivisione di contenuti da parte degli utenti, è venuto alla luce il problema del rispetto del diritto d’autore.

La libera condivisione (free sharing) di file musicali, video o, più in generale, culturali, lede – in via astratta – le norme sul diritto d’autore per le opere d’ingegno.

Una recente sentenza della Corte di Giustizia dell’Unione europea, però, ha stabilito che il gestore di un social network non può essere costretto a controllare e filtrare i contenuti postati dai propri utenti sulla piattaforma, per evitare che essi diffondano materiale protetto dal diritto d’autore.

Nel prossimo articolo: quali sono i principali social network, scopriamo qualcosa di più su FaceBook.

Leggi anche: Internet Facile – 8 Regole di sopravvivenza per usare i social media da professionisti

Internet facile: cosa vuole dire interattività

Nel campo dell’interazione uomo-macchina, l’interattività è la possibilità per un utente di:
ottenere un’azione dal dispositivo che utilizza, o
intervenire sul servizio che riceve a distanza (banche dati, telesorveglianza,sistemi di comunicazione,ecc.).
Esistono quindi due tipi di interazione possibile: 1) fra utente e apparecchio; 2) fra utente e fornitore del servizio.
Quando l’utente trasmette un’informazione al sistema che sta utilizzando, interagisce con esso; grazie a questa interazione, il sistema può deviare dal suo comportamento prefissato ed adeguarsi alle esigenze dell’utente.
Per capire meglio tutto ciò che riguarda la rete mi sembra indispensabile chiarire bene il senso di una parola:

“Interattività”

La sentiamo e la leggiamo usata in tanti modi diversi. Perdonatemi questa pignoleria “socratica”, ma se non si stabilisce bene il senso delle parole si rischia di non capirsi; e su questo argomento la confusione abbonda. È uno solo il significato di “interattività” nel mondo di cui parliamo qui, sulla “frontiera elettronica”, sulla cresta della “quarta ondata”.

Sentiamo dire che un’interfaccia è “interattiva” perché se diamo un certo comando, o premiamo un certo pulsante, esegue un ordine; o perché se scegliamo, una domanda, in una serie già predisposta, ci dà la risposta precostituita.

E magari se sbagliamo, o diamo un comando non previsto, emette un segnale acustico e ci dice “No! questo non si può fare”. Sarebbe come dire che è “interattiva” una macchinetta per la distribuzione del caffè che ci permette di sceglierlo dolce o amaro, con o senza latte; o la spia della pressione dell’olio sul cruscotto della nostra automobile.

 

Sentiamo dire che un gioco è “interattivo” perché segue una sua logica precostituita e non ci fa “vincere” se non siamo abbastanza abili, veloci o ragionanti per capire dove sono le trappole o gli indovinelli; o perché alle nostre “mosse” contrappone le sue risposte, secondo le regole stabilite da chi ha scritto il programma.

Per quanto raffinato, complesso, ingegnoso e divertente possa essere il gioco, non è più interattivo di un giocattolo elettrico che accende una lucina, o emette un suono di approvazione, quando il bambino sceglie la risposta giusta; e invece grugnisce se la risposta è sbagliata.

Di questo passo, si potrebbe definire “interattivo” un biglietto della lotteria “gratta e vinci”.

Cerchiamo di semplificare: se ciò con cui “interagiamo” è una macchina, o un programma automatico, e non una persona, non si tratta di “interattività” nel senso più importante della parola.

Ci sono anche situazioni umane, per esempio trasmissioni televisive, che si definiscono “interattive”, perché il pubblico può rispondere facendo un certo numero di telefono, e “votare”; o perché arrivano direttamente al conduttore, in diretta, le telefonate dei telespettatori.

Come ho già detto, questa è interattività “finta“. Perché qualcuno, unilateralmente, stabilisce le regole, definisce i criteri, governa il dialogo come vuole; e tutti gli altri non possono far altro che muoversi all’interno di piccoli spazi ben definiti. E non cambierà affatto la situazione se un giorno, invece di usare il telefono, lo spettatore potrà premere un pulsante.

Se e quando ci saranno 500 canali, video on demand, collegamenti con giornali, riviste, biblioteche, cineteche e gallerie di negozi online attraverso un televisore digitale, eccetera… lo spettatore (se lo vorrà) avrà più potere, perché avrà più libertà di scelta.

Ma non ci raccontino favole: non sarà una situazione “interattiva”. Se no dovremmo chiamare “interattivo” il telecomando, o il dito che volta la pagina di un giornale, o la mano che sceglie negli scaffali di una libreria o di un supermercato.

Tale è la confusione nell’uso di questo termine che c’è chi commette l’errore contrario: in alcuni studi americani (e anche italiani) viene definito “non interattivo” lo scambio di opinioni quando non avviene in tempo reale.

Di conseguenza possiamo dire che la vera interattività tra esseri umani oggi è fruibile tramite blog e soprattutto social network, con tutti i vantaggi e gli enormi problemi che abbiamo appena cominciato a intravedere.

“Interattività”, secondo me, significa una cosa molto precisa. Un dialogo ad armi pari, in cui nessuno ha privilegi, in cui tutti hanno la stessa “quota di voce” e lo stesso diritto di parola. Al di là di ogni dibattuto terminologico, che potrebbe anche essere pedante e inutile, ciò che conta è la sostanza.

L’interattività umana è il terreno su cui deve imparare a muoversi chi vuol fare comunicazione nella rete, che non sia solo una “brutta copia” di metodi è meglio riservare a quei mezzi per cui sono nati.

Ed è il valore che ognuno di noi dovrebbe cercare nella rete e nelle reti, perché ciò di cui oggi possiamo disporre non è solo un’immensa riserva di dati e di informazioni, ma anche una straordinaria occasione di incontro fra persone.

Leggi anche:  Internet Facile – Cos’è e a che serve l’Interfaccia Utente

 

 

La dilagante passione italiana per i Social Network rende il Social Media Marketing uno strumento strategico fondamentale

 Si è svolto il 29 Novembre lo IAB Seminar 2012 dedicato al mondo del Social Media Marketing, sul blog di IAB Italia i dati emersi dalla giornata di lavoro.

presodipeso da: IAB Seminar 2012: lo scenario internet e social italiano è in costante evoluzione, i dati

Si è svolto ieri lo IAB Seminar 2012 dedicato al mondo del Social Media Marketing, e come ha sottolineato il Presidente di IAB Italia, Simona Zantte, la dilagante passione italiana per i Social Network rende il Social Media Marketing uno strumento strategico fondamentale per coinvolgere i consumatori attraverso strategie integrate sulle diverse piattaforme.

Dalla presentazione emerge uno scenario internet e social italiano in costante evoluzione: l’audience continua a crescere, passando dai circa 27 milioni di utenti unici del 2011 agli oltre 28.6 del 2012, con un incremento del 6.4% e di questi, ben l’85% accede abitualmente ai Social Network facendo segnare una crescita del 7.8% rispetto allo scorso anno e rendendo i Social Media il terzo settore di internet per penetrazione rispetto alla popolazione online (85.3%) dopo Search (91.9%) e Portali (87.0%). (Fonte Audiweb powered by Nielsen, Settembre 2012).

Riguardo ai motivi che portano gli italiani a frequentare assiduamente i Social Network, non solo la possibilità di essere sempre in contatto con la famiglia e gli amici, secondo i dati di Mediascope 2012, giornalmente il 42% degli utenti legge aggiornamenti e messaggi, il 13% si connette con qualcuno e il 22% posta propri aggiornamenti, ma anche l’opportunità di essere sempre aggiornati in tempo reale sui temi di attualità e di seguire i propri programmi tv e radio preferiti online.

A sottolinearlo, la “Social Opinion” di Iab Italia powered by 77Agency, condotta su 5.000 utenti italiani maggiorenni dei social network. Il 43,6% del popolo dei social network dichiara che i canali social hanno migliorato la loro vita: di questi, il 30,8% indica come motivazione il fatto di essere sempre aggiornati su quello che succede (attualità, economia, politica) e il 12.8% perché consentono di essere sempre aggiornati su contenuti in diretta dei programmi Radio/Tv che amano.

L’82% delle persone coinvolte dichiara di seguire attivamente le proprie trasmissioni tv/radio preferite sui Social Network, il 68.8%ne posta, vota o condivide i contenuti e il 13,2% le segue sui Social Network se non ha la possibilità di vederle in Tv o ascoltarli in Radio.

Quando si parla di TV, gli italiani sono sempre più multitasking: mentre guarda lo schermo dal divano di casa, oltre il 76% degli utenti dei social network utilizza contestualmente un device (PC 38.2%; Smartphone 22.7%; Tablet 15.2%). Infine circa il 18% dichiara di utilizzare “principalmente” smartphone e tablet per accedere ai social network.

Mads Holmen, Steering Committee for the social media council Iab Uk, intervenuto per evidenziare anche i trend internazionali, illustra l’opportunità data dal “Social Video”, sottolineando i vantaggi derivanti dalla caratteristica di essere un canale che conferisce ai consumatori il controllo totale dell’esperienza visiva, consentendo loro di scegliere attivamente modalità e tempi per vedere, mettere in stand by e rivedere i contenuti, oltre alla possibilità di commentarli, condividerli, postarli.