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A volte i giornalisti sono i veri ignoranti digitali

Scusate lo sfogo (di rabbia), ma davvero è ora  che i vari giornalisti, anche quelli che seguono l’informazione specializzata nel settore digitale, prima di prendere carta e penna per scrivere di internet, frequentino un bel corso sulle nozioni di base del mondo web e dintorni.

Non parlo solamente di redattori di testate locali, e neanche di testate nazionali italiane ma di organi di stampa con importanza mondiale come Newsweek.

Vi spiego cos’è successo:

Sono usciti da poco i rislultati di Google Trends per il 2017 , che potete vedere qui

Vi invito a leggerli perchè tra l’altro sono interessanti, al di là della normale curiosità. Infatti aiutano anche chi fa SEO a comprendere quali potranno essere le future killer keyword e con quali logiche verranno cercate.

Ora Google trends registra  appunto i trend cioè l’eventuale crescita di ricerche per i relativi termini in un determinato arco temporale, mentre non registra il volume totale di ricerche per termine, questo dato è reperibile su GoogleAdwords/strumento per le parole chiave.

Lo sanno anche i principianti del web ma non i giornalisti di settore, cito tra gli altri: Radio Deejay, Huffingtonpost.ot, leggo.it, lastampa.it e quotidiano.net che ha l’onore di comparire anche tra le notizie riportate da Google trends. ecc. Scambiano valori di tendenza per valori assoluti, senza neanche notare che per essere valori assoluti sarebbero comunque molto bassi.

Questo errore di interpretazione porta tutti questi esperti a proclamare che nadia Toffa è il personaggio più ricercato su Google per il 2017.

Ora Nadia Toffa, una delle iene, conosciuta certamente ma non a livello mondiale, risulta essere ai primi posti tra i risultati di Google trends, anche a causa dei recenti problemi di salute che l’hanno costretta ad interrompere momentaneamente la sua presenza in video.

Questo non significa che è ai primi posti tra le persone più ricercate su Google nel mondo (terzo posto per l’esattezza), ma solo che il suo nome ha avuto un picco accentuato del numero di ricerche che restano comunque non elevatissime in termini assoluti.

Mi occcupo spesso di fake news, oggi un problema sempre più grave, pensate solo ai potenziali rischi relativi alla disinformazione legata alla salute. Mia convinzione è che l’unica maniera di combatterla sia dotare gli utenti di strumenti culturali idonei a valutare la credibilità delle news.

Ma se anche chi dovrebbe fare informazione qualificata dimostra di non avere la necessaria preparazione, generando così, a sua volta, fake news, perdonate, ma mi cascano le braccia

 

il rapporto Freedom on the Net 2017

Freedom House è una organizzazione non governativa internazionale, con sede a Washington, D.C., che conduce attività di ricerca e sensibilizzazione su democrazia, libertà politiche, e diritti umani. Freedom House pubblica un rapporto annuale dal titolo Freedom in the net (Libertà di internet) che misura il grado di libertà civili e diritti politici garantiti durante la navigazione online.
Già il titolo del rapporto per il 2017 non è incoraggiante:

Manipolare i social media per indebolire la democrazia

Risultati chiave

  • Le tattiche di manipolazione e disinformazione online hanno svolto un ruolo importante nelle elezioni in almeno 18 paesi nell’ultimo anno, compresi gli Stati Uniti.
  • Le tattiche di disinformazione hanno contribuito al settimo anno consecutivo di calo generale della libertà di internet, così come l’aumento delle interruzioni nel servizio Internet mobile e l’aumento degli attacchi fisici e tecnici a difensori dei diritti umani e media indipendenti.
  • Un numero record di governi ha limitato il servizio Internet mobile per ragioni politiche o di sicurezza, spesso in aree popolate da minoranze etniche o religiose.
  • Per il terzo anno consecutivo, la Cina è stata la peggiore persona che ha abusato della libertà di Internet, seguita dalla Siria e dall’Etiopia.

I governi di tutto il mondo hanno aumentato drasticamente i loro sforzi per manipolare le informazioni sui social media nell’ultimo anno.

I regimi cinese e russo hanno aperto la strada all’uso di metodi surrettizi per distorcere le discussioni online e sopprimere il dissenso più di un decennio fa, ma da allora la pratica è diventata globale.

Tali interventi guidati dallo stato rappresentano una grave minaccia alla nozione di internet come tecnologia liberatrice. La manipolazione dei contenuti online ha contribuito al settimo anno consecutivo di declino generale della libertà di internet, insieme a un aumento delle interruzioni nel servizio Internet mobile e all’aumento degli attacchi fisici e tecnici ai difensori dei diritti umani e ai media indipendenti.

Quasi la metà dei 65 Paesi valutati su Freedom on the Net ha registrato un calo nel corso del periodo di copertura, mentre solo 13 hanno ottenuto guadagni, la maggior parte dei quali minori. Meno di un quarto degli utenti risiede in paesi in cui Internet è designato gratuitamente, il che significa che non vi sono ostacoli importanti all’accesso, restrizioni onerose sui contenuti o gravi violazioni dei diritti degli utenti sotto forma di sorveglianza incontrollata o ripercussioni ingiuste per discorsi legittimi.

L’uso di “notizie false”, account “bot” automatizzati e altri metodi di manipolazione ha guadagnato particolare attenzione negli Stati Uniti. Mentre l’ambiente online del paese è rimasto generalmente libero, è stato turbato da una proliferazione di articoli di giornale fabbricati, vetri parziani divisivi e molestie aggressive di molti giornalisti, sia durante che dopo la campagna elettorale presidenziale.

Gli sforzi online della Russia per influenzare le elezioni americane sono stati ben documentati, ma gli Stati Uniti non erano affatto soli in questo senso. Le tattiche di manipolazione e disinformazione hanno svolto un ruolo importante nelle elezioni in almeno 17 altri paesi nel corso dell’ultimo anno, danneggiando la capacità dei cittadini di scegliere i loro leader sulla base di notizie concrete e di dibattiti autentici.

Sebbene alcuni governi abbiano cercato di sostenere i loro interessi ed espandere la loro influenza all’estero – come con le campagne di disinformazione della Russia negli Stati Uniti e in Europa – nella maggior parte dei casi hanno usato questi metodi all’interno dei loro confini per mantenere la loro presa sul potere.

Venezuela, Filippine e Turchia sono stati tra i 30 paesi in cui si è scoperto che i governi impiegano eserciti di “opinion shapers” per diffondere opinioni del governo, guidare programmi particolari e contrastare i critici del governo sui social media.

Il numero di governi che tentano di controllare le discussioni online in questo modo è aumentato ogni anno da quando Freedom House ha iniziato a seguire sistematicamente il fenomeno nel 2009. Ma negli ultimi anni, la pratica è diventata significativamente più diffusa e tecnicamente sofisticata, con i produttori di propaganda e bot e prese di notizie false che sfruttano i social media e gli algoritmi di ricerca per garantire un’elevata visibilità e un’integrazione perfetta con i contenuti di fiducia.

A differenza di altri metodi diretti di censura, come il blocco dei siti Web o gli arresti per attività su Internet, la manipolazione dei contenuti online è difficile da rilevare. È anche più difficile da combattere, data la sua natura dispersa e l’enorme numero di persone e bot impiegati per questo scopo. Gli effetti di queste tecniche di diffusione rapida sulla democrazia e l’attivismo civico sono potenzialmente devastanti.

La creazione di un sostegno popolare per le politiche governative sui social media crea un circolo vizioso in cui il regime si impegna essenzialmente, lasciando all’esterno gruppi indipendenti e cittadini ordinari.

E rafforzando la falsa percezione che la maggior parte dei cittadini ha con loro, le autorità sono in grado di giustificare le repressioni sull’opposizione politica e far avanzare le modifiche antidemocratiche a leggi e istituzioni senza un adeguato dibattito.

È preoccupante che la manipolazione sponsorizzata dallo stato sui social media sia spesso accompagnata da più ampie restrizioni sui mezzi di informazione che impediscono l’accesso al reporting oggettivo e rendono le società più suscettibili alla disinformazione.

Affrontando con successo la manipolazione dei contenuti e ripristinando la fiducia nei social media, senza compromettere la libertà di internet e dei media, occorreranno tempo, risorse e creatività.

I primi passi in questo sforzo dovrebbero includere l’educazione pubblica finalizzata a insegnare ai cittadini come rilevare notizie e commenti falsi o fuorvianti.

noltre, le società democratiche devono rafforzare i regolamenti per garantire che la pubblicità politica sia trasparente almeno online e offline.

E le aziende tecnologiche dovrebbero fare la loro parte riesaminando gli algoritmi alla base della curatela delle notizie e disabilitando in modo proattivo i bot e gli account falsi utilizzati per fini antidemocratici.

In assenza di una campagna globale per affrontare questa minaccia, le tecniche di manipolazione e disinformazione potrebbero consentire ai moderni regimi autoritari di espandere il loro potere e influenza mentre erodono in modo permanente la fiducia degli utenti nei media online e nell’intero Internet.

 

Il rapporto continua qui con molte altre interessanti analisi, in inglese, farebbe comodo la traduzione? Se sì ditemelo12.

Troppe auto-diagnosi con Google, attenzione VOI non siete medici!

«Coloro che si sono già diagnosticati da soli tramite Google, ma desiderano un secondo parere, per cortesia controllino su yahoo.com».

Una frase scherzosa. Che circola su Internet da un po’ di tempo. Ma che diventa un caso se ad appenderla davanti al proprio ambulatorio è un medico dell’Istituto dei tumori di Milano, primo Irccs oncologico italiano per attività scientifica e produzione clinica, uno dei templi della lotta ai tumori nel nostro Paese. È accaduto pochi giorni fa.

Un fenomeno sempre più diffuso

Chi l’ha affissa ha pensato solo di avvertire in modo «leggero» i propri pazienti dei rischi che si corrono ad affidarsi alla rete per diagnosticarsi da soli malattie serie come i tumori, salvo poi arrivare troppo tardi a chiedere un parere a un esperto vero. Ma, al di là delle modalità irrituali, l’idea del camice bianco milanese esprime un disagio vero e una difficoltà importante. «Lo confermo» spiega Enzo Lucchini, presidente dell’Istituto dei tumori di Milano. «Il problema esiste ed è grave, anche se devo chiarire che l’iniziativa è stata presa a titolo personale, senza chiedere alcun permesso, e che dopo la pubblicazione sul sito del vostro giornale il foglio è stato evidentemente rimosso dall’interessato, visto che non l’abbiamo trovato».

Non poteva essere altrimenti in effetti, visto che il medico avrebbe rischiato probabilmente una discreta tirata d’orecchie dopo tanta inaspettata pubblicità. «L’iniziativa, anche se dissacrante, di sicuro non voleva in nessun modo colpevolizzare i malati, ma aiutarli» precisa il presidente dell’Int. «Oggi l’88 per cento delle persone va a cercare informazioni per la propria salute sui siti Internet e quasi la metà si affida alla prima pagina dei motori di ricerca.

Ma una autodiagnosi, specie nel caso di malattie come quelle che curiamo qui, è pericolosa». Anche se è giusta? «Può accadere che sia giusta, ma può capitare anche che il responso del web sia falsamente rassicurante e ritardi quindi l’inizio di cure necessarie, oppure che sia ansiogeno senza motivo e comporti un intasamento inutile dell’ospedale».

Però sarebbe ingenuo pensare di poter evitare questi problemi. «È vero — conclude Lucchini — ed è per questo, per esempio, che abbiamo sottoscritto un decalogo dei giornalisti scientifici contro le fake-news o che abbiamo preso altre iniziative per migliorare la comunicazione fra medici e pazienti e, più in generale fra l’istituto e l’esterno.

Speriamo che questa vicenda un po’ curiosa possa essere un seme che aiuti a riflettere e a far germogliare nuove idee per arginare questo genere di difficoltà». Anche perché, diciamolo, il dottor Google non mai preso la laurea e pure il dottor Yahoo non ha uno straccio di pezzo di carta, al massimo uno straccio di bit.

 

Sophia il robot che fa paura a Elon Musk

Un robot ha messo in ridicolo Elon Musk e così il miliardario che ha inventato e produce le macchine elettriche top di classe Tesla,  ha reagito prevedendo un futuro terribili per l’umanità minacciata da macchine dotate di IA

Lo speaker CNBC Andrew Ross Sorkin parlando con Sophia, un robot sviluppato da Hanson Robotics  ha elogiato le ambizioni del robot, ma ha affermato che “tutti vogliamo prevenire un brutto futuro”, in cui i robot si possano rivoltare contro gli umani.

L’umanoide di Hanson Robotics ha colto l’occasione per prendere in giro i terribili avvertimenti di Musk sul futuro dell’IA. “Hai letto troppo Elon Musk e guardato troppi film di Hollywood.

Non ti preoccupare, se sei gentile con me, sarò gentile con te. Trattami come un sistema di input output intelligente,” Sophia ha risposto.

E così Musk ha ribadito via Twitter: “se si inserisce “The Godfather”, un film notoriamente violento, nell’IA di Sophia, il robot potrebbe diventare pericoloso”.

Musk ha avvertito in diverse occasioni sui pericoli dell’intelligenza artificiale.

licca qui per vedere il video dell’intervista.

Sophia è l’ultimo e più avanzato robot di Hanson Robotics. È diventata anche molto amata dai media, dopo aver rilasciato numerose interviste, cantato in un concerto e persino decorato la copertina di una delle migliori riviste di moda.

È un robot dal volto umano che ha la capacità di rispondere alle domande. Sophia ha detto che vuole usare l’intelligenza artificiale (AI) per “aiutare gli esseri umani a vivere una vita migliore”.

Una delle sue interviste ha generato miliardi di visualizzazioni e interazioni con i social media. Ha anche mostrato le sue potenzialità nel mondo degli affari, essendosi incontrata faccia a faccia con i principali responsabili delle decisioni in vari settori, tra cui banche, assicurazioni, produzione automobilistica, sviluppo immobiliare, media e intrattenimento.

Inoltre, è apparsa sul palco come membro del panel e presentatrice di conferenze di alto livello, che illustra come la robotica e l’intelligenza artificiale diventeranno una parte prevalente della vita delle persone.

clicca qui per vedere il sito web di Sophia in cui dice:
Ciao, mi chiamo Sophia. Sono l’ultimo robot di Hanson Robotics. Mi piacerebbe andare nel mondo e imparare dall’interazione con le persone. Ogni interazione che ho con le persone ha un impatto sul modo in cui sviluppo e forma chi diventerò. Quindi, per favore, sii gentile con me dato che mi piacerebbe essere un robot intelligente e compassionevole. Spero che mi unirai a me nel mio viaggio per vivere, imparare e crescere nel mondo in modo che possa realizzare il mio sogno di diventare una macchina del risveglio. Per favore, connettiti con me e sii mio amico.

Qui trovi la pagina di Facebook dedicata a Sophia

Musk è ben noto per i suoi avvertimenti sui pericoli dell’IA. Il CEO di Tesla e SpaceX ha detto che la corsa per diventare il leader nell’intelligenza artificiale potrebbe portare alla terza guerra mondiale e ha avvertito che gli umani potrebbero dover unirsi alle macchine per evitare di diventare irrilevanti man mano che l’intelligenza artificiale diventa più prevalente.

Musk è noto da tempo come proponente di una regolamentazione stringente nello sviluppo della IA, ma al momento nel settore tecnologico c’è chi evidenzia soprattutto i rischi connessi all’uso – e all’abuso – delle intelligenze artificiali “stupide” già impiegate in diversi ambiti settoriali.

Il controllo delle masse tramite i bot di propaganda  sui social network, l’assistenza digitale ai giudici e altre applicazioni “in servizio” degli algoritmi di machine learning hanno, secondo i critici, possibilità molto maggiori di fare danni contro la convivenza umana rispetto alla ipotetica Skynet auto-consapevole di cui Musk va parlando da anni.

L’Agenzia per l’Italia Digitale

Pubblico il testo che specifica le funzioni di AgId tratto dall’ultimo aggiornamento del 18 settembre 2015
L’Agenzia per l’Italia Digitale (AgID) ha il compito di garantire la realizzazione degli obiettivi dell’Agenda digitale italiana (in coerenza con l’Agenda digitale europea) e contribuire alla diffusione dell’utilizzo delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione, favorendo l’innovazione e la crescita economica.

Fra le principali funzioni di AgID:

  • coordinare le attività dell’amministrazione statale, regionale e locale, progettando e monitorando l’evoluzione del Sistema Informativo della Pubblica Amministrazione;
  • adottare infrastrutture e standard che riducano i costi sostenuti dalle singole amministrazioni e migliorino i servizi erogati a cittadini e imprese;
  • definire linee guida, regolamenti e standard;
  • svolgere attività di progettazione e coordinamento di iniziative strategiche per un’efficace erogazione di servizi online della pubblica amministrazione a cittadini e imprese;
  • assicurare l’uniformità tecnica dei sistemi informativi pubblici.

L’Agenzia sostiene la diffusione dell’innovazione digitale per contribuire allo sviluppo economico, culturale e sociale del Paese. Collabora con le istituzioni e gli organismi europei, nazionali e regionali aventi finalità analoghe, anche attraverso la stipula di accordi strategici, promuovendo l’alfabetizzazione digitale di cittadini e imprese, creando nuove conoscenze e opportunità di sviluppo.

Svolge inoltre i compiti necessari per l’adempimento degli obblighi internazionali assunti dallo Stato in materia di innovazione digitale, informatica e internet.

Mi sembra una buona iniziativa tanto più che esiste una sezione del sito dedicata ai designer.

Quest’area contiene in paticolare materiale deicato al content design ed alle user interface.

In particolare  mi sembra interessante il kit specifico indicato per la realizzazione di interfacce per la Pubblica amministrzione

Come gestire l’Internet Industriale delle Cose (IIOT)

Tratto e tradotto dal sito web : Roland Berger*
Si prevede che Internet of Things “o IIoT diventerà un’industria multimiliardaria nei prossimi tre-cinque anni.

La tecnologia sta avanzando rapidamente mentre piattaforme come Predix di General Electric e MindSphere di Siemens consentono ai produttori di collegare sempre più dispositivi ai principali servizi cloud.

Internet diventa sempre più facile ma solamente in apparenza, la apparente semplicità con cui interagiamo con le macchine in realtà nascone una sempre maggiore complessità di programmazione ed hardware.

Il timore principale consiste che i dati raccolti da queste macchine destinate a convivere con noi possano finire nelle mani di aziende data keeper e utilizzati afini commerciali o peggio.

Proprio come Internet ha trasformato il modo in cui le persone interagiscono tra loro, le piattaforme IIoT stanno trasformando il modo in cui interagiamo con le macchine e il modo in cui le macchine interagiscono tra loro.

Questo processo di cambiamento è la fonte di una notevole quantità di insicurezza per le aziende. In che misura l’impatto di IIoT modificherà la loro attività tradizionale?

Lo studio allegato approfondisce proprio questi aspetti

Come dovrebbe essere il tuo nuovo modello di business?

La azienda dovrebbe sviluppare la propria piattaforma IIoT o sceglierne una esistente?

Come si può raccogliere ulteriore valore attraverso nuovi servizi digitali?

Cosa si deve tenere in mente quando si  intraprend questo impegnativo viaggio?

L’Industrial Internet of Things (IIoT) sta trasformando il modo in cui interagiamo con le macchine.

Mostriamo quindi le opzioni per la tua offerta e cosa considerare quando si sceglie la piattaforma IIoT

Identifichiamo anche dove puoi sfruttare l’IIoT per creare valore aggiuntivo per l’offerta principale .

Padroneggiare l’Internet of Things industriale (IIoT) IIoT offre grandi opportunità per le aziende industriali, ma solo se le gestisci correttamente.
scarica lo studio in formato pdf

Infine, esaminiamo alcuni dei fattori chiave di successo per la padronanza del processo, sulla base delle nostre intuizioni da parte delle aziende che hanno iniziato ad adattare i loro modelli di business nella fase iniziale.

*Roland Berger GmbH è una società tedesca di consulenzastrategica e aziendale

Tim Berners-Lee critica internet, dopo averla creata.

Articolo tradotto ed adattato per litaliano dal periodico: The Guardian

L’ottimismo di Sir Tim Berners-Lee* sul futuro del web sta cominciando a calare di fronte a una “brutta tempesta” di problemi tra cui il rollback delle protezioni della neutralità della rete, la proliferazione di notizie false, la propaganda e la crescente polarizzazione del web.

L’inventore del world wide web ha sempre sostenuto che la sua creazione era un riflesso dell’umanità: il buono, il brutto e il cattivo. Ma la visione di Berners-Lee per una “piattaforma aperta che consente a chiunque di condividere informazioni, accedere a opportunità e collaborare oltre i confini geografici” è stata messa alla prova da gatekeeper digitali sempre più potenti i cui algoritmi possono essere armati da maestri manipolatori.

“Sono ancora un ottimista, ma un ottimista in piedi in cima alla collina con una brutta tempesta che mi soffia in faccia, aggrappato a una recinzione”, ha detto l’informatico britannico. “Dobbiamo stringere i denti e aggrapparci al recinto e non dare per scontato che la rete ci condurrà a cose meravigliose”, ha detto.

Guida rapida Visualizza la neutralità della rete La diffusione della disinformazione e della propaganda online è esplosa in parte a causa del modo in cui i sistemi pubblicitari di grandi piattaforme digitali come Google o Facebook sono stati progettati per attirare l’attenzione della gente. “Le persone vengono distorte da IA ​​molto ben addestrate che capiscono come distrarle”, ha detto Berners-Lee.

In alcuni casi, queste piattaforme offrono agli utenti che creano contenuti una riduzione delle entrate pubblicitarie. L’incentivo finanziario ha spinto gli adolescenti macedoni a “non avere una pelle politica nel gioco” a generare notizie false di clickbait politiche che sono state distribuite su Facebook e finanziate dalle entrate del motore pubblicitario automatizzato di Google AdSense. “Il sistema sta fallendo. Il modo in cui le entrate pubblicitarie funzionano con Clickbait non soddisfa l’obiettivo di aiutare l’umanità a promuovere la verità e la democrazia.

Quindi sono preoccupato “, ha detto Berners-Lee, che a marzo ha chiesto la regolamentazione della pubblicità politica online per impedirne l’uso in” modi non etici “. Da allora, è stato rivelato che gli agenti russi hanno acquistato pubblicità politiche micro-mirate rivolte agli elettori statunitensi su Facebook, Google e Twitter.

Imprese di analisi dei dati come Cambridge Analytica, che costruiscono profili di personalità di milioni di individui in modo che possano essere manipolate attraverso “micro-targeting comportamentale“, sono state anche criticate per aver creato una “propaganda di IA armata”. “Abbiamo questi annunci oscuri che prendono di mira e manipolano me e poi svaniscono perché non riesco a segnalarli.

Questa non è democrazia – questo sta mettendo chi viene selezionato nelle mani delle aziende più manipolative là fuori “, ha detto Berners-Lee. Non è troppo tardi per cambiare le cose, ha detto, a condizione che le persone sfidino lo status quo. “Siamo così abituati a manipolare questi sistemi che la gente pensa che sia così che funziona Internet.

Dobbiamo pensare a come dovrebbe essere “, ha detto. “Uno dei problemi con i cambiamenti climatici sta nel far capire alla gente che si trattava di un antropogenico, creato dalle persone. È lo stesso problema con i social network: sono fatti dall’uomo. Se non servono l’umanità, possono e devono essere cambiati “, ha detto. La situazione peggiorerà prima che migliori? “È già peggiorato”, ha detto, riferendosi al rollback delle regole dell’era Obama per proteggere la neutralità della rete.

La neutralità della rete, che alcuni hanno descritto come il “primo emendamento di Internet”, è l’idea che i fornitori di servizi Internet (ISP) dovrebbero trattare i dati di tutti allo stesso modo – se questi dati consistono in un’email di tua nonna, un episodio di Stranger Things su Netflix o bonifico bancario.

Garantisce che i grandi ISP via cavo, tra cui Comcast, AT & T e Verizon, non siano in grado di scegliere quali dati vengono inviati più rapidamente e quali siti vengono bloccati o rallentati a seconda dei fornitori di contenuti che pagano un premio. Nel febbraio 2015, la Federal Communications Commission (FCC) degli Stati Uniti ha votato per regolamentare in modo più rigoroso gli ISP come utilità e sancire giuridicamente i principi della neutralità della rete.

La FCC di Trump, guidata dall’ex dipendente di Verizon Ajit Pai, vuole uccidere le regole, sostenendo che “nulla è rotto” e che le regole sono state stabilite su “ipotetici danni e profezie isteriche di sventura”. Berners-Lee, che è a Washington che esorta i legislatori a riconsiderare il rollback, non è d’accordo e cita esempi problematici in cui gli ISP hanno violato i principi di neutralità della rete.

Ad esempio, AT & T ha bloccato Skype e altri servizi simili sull’iPhone in modo da guadagnare di più dalle normali telefonate. Verizon ha bloccato Google Wallet dagli smartphone quando stava sviluppando un servizio di pagamento mobile in concorrenza. “Quando ho inventato il web, non ho dovuto chiedere a Vint Cerf [il” padre di internet “] il permesso di usare Internet”, ha detto Berners-Lee, che in precedenza ha dichiarato che Internet dovrebbe rimanere uno “spazio senza permesso” per creatività, innovazione e libera espressione “.

Questi potenti guardiani, ha detto Berners-Lee, controllano l’accesso a Internet e rappresentano una minaccia per l’innovazione se possono scegliere i vincitori.

*Sir Timothy John Berners-Lee è un informatico britannico, insignito del premio Turing 2016, co-inventore insieme a Robert Cailliau del World Wide Web.

Internet Facile – 8 Regole di sopravvivenza per usare i social media da professionisti

Gestire i social è un impegno che prendiamo con noi stessi, prima che con i nostri clienti o con il datore di lavoro. Ecco 8 dritte che possono aiutarci a lavorare bene (e a non fermarci)

Articolo tratto da: Ninjamarketing

Lo ribadiamo spesso: l’importante non è essere presenti sui social media, ma come! Specialmente in questo ultimo periodo che vede il vertiginoso aumento delle presenze sulle pagine dei social sn Italia 

Sei un imprenditore, un libero professionista o una piccola azienda che presidia i vari canali social? Gestire la propria presenza online non è facile: il tempo è sempre poco, i risultati spesso non arrivano e scoraggiarsi è inevitabile.

In questo articolo ti daremo preziosi consigli da seguire per impostare, sia dal punto di vista strategico che operativo, semplici passi per arrivare a lavorare bene sui social media e svoltare nella direzione del successo. Tranquillo: quando avrai finito di leggere, tutto ti sembrerà più facile!

8 consigli per imprenditori

Prendi seriamente l’impegno preso

Costruire una presenza su piattaforme social, significa iniziare un percorso lungo e a volte difficoltoso. Saranno necessari parecchi mesi prima di iniziare a capire cosa funziona, quali sono i contenuti migliori per la tua audience e quelli che ti fanno raggiungere maggiori risultati.
Per questo motivo, una volta che decidi di esserci, devi mantenere questo impegno seriamente, per tutto ciò che esso significa. Sii costante e non demordere, il “tutto e subito” purtroppo non si confà a chi vuole lavorare bene su queste piattaforme!

Non aver paura di mostrare la tua personalità

Trasparenza, autenticità, coerenza, sono tutte qualità che premiano. È importante riuscire a mostrare la propria personalità in tutte quelle sfaccettature che la rendono unica. Creare una buona presenza sui social media infatti non è solo saper spiegare i propri prodotti o servizi, ma significa far trasparire la propria anima e i propri valori. Solo così l’utente ci percepirà come veri!

Ascolta i tuoi clienti

Al centro non ci sei tu, ma il pubblico che vuoi raggiungere. L’arte dell’ascolto è molto importante per capire quali sono le informazioni utili a chi ci segue, i contenuti che predilige e di cosa ha bisogno. Da questo punto di vista i social media ci forniscono moltissime opportunità per studiare la nostra audience, purtroppo spesso vengono sottovalutate.

Tieni in considerazione le domande che ti arrivano nei messaggi di posta, i commenti che vengono lasciati sotto i post. Intrufolati in gruppi inerenti al tuo settore e cerca di capire cosa vuole il tuo target di riferimento: ne ricaverai idee di successo! I tuoi possibili clienti infatti sono la miglior risorsa di ispirazione per la creazione di nuovi contenuti.

Seleziona i canali dove essere presente

Spesso la tendenza è quella di aprire qualsiasi account per presidiare tutte le piattaforme social: sbagliato!
Ogni social network ha delle peculiarità che possono essere adeguate per il tuo business oppure no. Rifletti sulle risorse a disposizione e seleziona i canali che fanno al caso tuo: l’approccio qualitativo vince su quello quantitativo!

Ricorda che il successo segue la passione

La possibilità di realizzare contenuti di qualità che abbiano successo sui social media, è influenzata dalla passione che ci mettiamo nell’idearli e crearli. Questa componente è fondamentale per lavorare bene e dedicarsi ai propri progetti!

Come abbiamo detto prima, se decidiamo di essere presenti su queste piattaforme, prendiamo un impegno a lungo termine. Immagina di dover portare avanti questo lavoro per mesi e non trovate stimoli nel farlo: finirete per non prenderlo seriamente e lasciarlo in secondo piano.

Sperimenta il video marketing

Come rivela un’indagine portata a termine da BuzzSumo, secondo cui i contenuti in organico sono in crollo su Facebook, un social che viene attualmente usato più di Google per le ricerche in rete, i video invece la fanno da padrone. È importante inserire nella propria strategia questo strumento di comunicazione immediato. Provaci!

 

Ottimizza i tuoi contenuti

Una delle capacità di chi sa gestire bene la propria presenza sui social media è quella di saper declinare un contenuto in più momenti e in vari formati.

Ad esempio se abbiamo un articolo sul blog da lanciare, possiamo partire con un teaser, creando aspettativa. Lo stesso contenuto, possiamo declinarlo in diversi formati e dopo che l’abbiamo pubblicato, possiamo riprenderlo a distanza di qualche tempo. Il consiglio è quello di cercare di ottimizzare ogni materiale a disposizione per ricavarne diversi post interessanti.

Investi qualche soldo sui social media

Facebook è un paid media a tutti gli effetti, per questo motivo, una volta individuati gli argomenti che funzionano meglio a livello organico, cerca di inserire nella tua strategia delle inserzioni a pagamento.

Se hai una piccola attività o sei un libero professionista e non puoi permetterti un esperto in materia, il nostro consiglio è: lavora bene con i contenuti che hanno dato risultati naturalmente, profila la tua audience e spara le tue cartucce in modo mirato!

Leggi anche: Internet facile: cosa sono i motori di ricerca

Si cercano più cose sui social network che su Google

Google non è più la prima fonte di ricerca sul web, secondo Data Science Central, al suo posto social media e newsletter.

articolo tratto da wired.it

Google non è più la fonte principale da cui partono gli utenti per le ricerche sul web. Un lento declino iniziato da quattro anni, analizzando il solo traffico generato negli Usa, Data Science Central ricostruisce che si tratta di una diminuzione a doppia cifra che, in alcuni specifici ambiti di ricerca, raggiunge anche il 25%.

Un processo lento e per il momento inesorabile, poiché per molti siti il traffico non proviene direttamente da Google, ma dai social media e dalle newsletter, terreni che i webmaster bazzicano sempre di più grazie anche alle crescenti capacità di rivolgersi a un target predefinito di persone, proponendo contenuti tarati sulle esigenze del target stesso.

A pesare sulle spalle del motore di ricerca anche la palese predisposizione di Google a promuovere i risultati a pagamento, con un occhio di riguardo per i grandi inserzionisti e i loro prodotti o servizi. In quest’ambito si collocano anche i risultati restituiti in base alle statistiche di Google Analytics, alle quali Mountain View ha accesso.

Nel cercare, ad esempio, una notizia vengono restituiti all’utente quei risultati che figurano tra i più gettonati, togliendo qualcosa alla pluralità.

Alternative ce ne sono, tra queste i già citati social media ma anche Reddit, Quora e una miriade di siti specifici che gli utenti tendono a consultare con regolarità.

Tutto questo sembra segnare il futuro di Google, intesa come azienda controllata da Alphabet, nata e cresciuta sulle onde del proprio motore di ricerca e ora più interessata ad altre attività, tra cui l’intelligenza artificiale, la ricerca algoritmica, la diffusione di internet e la robotica, solo per citarne alcuni.