Scusate lo sfogo (di rabbia), ma davvero è ora che i vari giornalisti, anche quelli che seguono l’informazione specializzata nel settore digitale, prima di prendere carta e penna per scrivere di internet, frequentino un bel corso sulle nozioni di base del mondo web e dintorni.
Non parlo solamente di redattori di testate locali, e neanche di testate nazionali italiane ma di organi di stampa con importanza mondiale come Newsweek.
Vi spiego cos’è successo:
Sono usciti da poco i rislultati di Google Trends per il 2017 , che potete vedere qui
Vi invito a leggerli perchè tra l’altro sono interessanti, al di là della normale curiosità. Infatti aiutano anche chi fa SEO a comprendere quali potranno essere le future killer keyword e con quali logiche verranno cercate.
Ora Google trends registra appunto i trend cioè l’eventuale crescita di ricerche per i relativi termini in un determinato arco temporale, mentre non registra il volume totale di ricerche per termine, questo dato è reperibile su GoogleAdwords/strumento per le parole chiave.
Lo sanno anche i principianti del web ma non i giornalisti di settore, cito tra gli altri: Radio Deejay, Huffingtonpost.ot, leggo.it, lastampa.it e quotidiano.net che ha l’onore di comparire anche tra le notizie riportate da Google trends. ecc. Scambiano valori di tendenza per valori assoluti, senza neanche notare che per essere valori assoluti sarebbero comunque molto bassi.
Questo errore di interpretazione porta tutti questi esperti a proclamare che nadia Toffa è il personaggio più ricercato su Google per il 2017.
Ora Nadia Toffa, una delle iene, conosciuta certamente ma non a livello mondiale, risulta essere ai primi posti tra i risultati di Google trends, anche a causa dei recenti problemi di salute che l’hanno costretta ad interrompere momentaneamente la sua presenza in video.
Questo non significa che è ai primi posti tra le persone più ricercate su Google nel mondo (terzo posto per l’esattezza), ma solo che il suo nome ha avuto un picco accentuato del numero di ricerche che restano comunque non elevatissime in termini assoluti.
Mi occcupo spesso di fake news, oggi un problema sempre più grave, pensate solo ai potenziali rischi relativi alla disinformazione legata alla salute. Mia convinzione è che l’unica maniera di combatterla sia dotare gli utenti di strumenti culturali idonei a valutare la credibilità delle news.
Ma se anche chi dovrebbe fare informazione qualificata dimostra di non avere la necessaria preparazione, generando così, a sua volta, fake news, perdonate, ma mi cascano le braccia