Esiste un mercato fiorente basato sulla compravendita dei database di clienti
di una compagnia telefonica, per esempio,ma anche di dati raccolti da altre fonti: Google o Facebook, (vedi il mio post in merito) sono solo alcuni dei principali attori. Computer potentissimi elaborano ininterrottamente con algoritmi dedicati (procedure di calcolo standard) i dati raccolti, li abbinano ad altri provenienti dalla stessa fonte e li vendono a compagnie per la realizzazione di campagne pubblicitarie mirate.
Utilizziamo il calcolatore online che qualche giorno fa il Financial Times ha pubblicato per scoprire il valore commerciale dei nostri dati personali.
Scoprirete che fare certe professioni, essere in stato interessante oppure essere milionari ne aumenta di molto il valore
clicca qui per calcolare il valore dei tuoi dati personali:
Facendo un esempio pratico: vi siete mai chiesti come mai inseguito ad una vostra ricerca su internet siete stati bersagliati nelle ore e giorni successivi da offerte pubblicitarie proprio relative a quel soggetto?
Provate a cercare un hotel via Google ora per una ipotetica vacanza in montagna e poi ditemi quante promozioni di hotel in trentino troverete nelle pagine visitate successivamente. Si va bè è una noia, pensate, ma non è proprio solo così semplice, vi siete chiesti cosa c’è dietro? Dietro a questa, che sembra una semplice seccatura, esiste un commercio gigantesco e non ancora ben regolamentato dei dati che noi rilasciamo navigando sul web.
Il problema importante è che la raccolta di tutti questi dati possa degenerare arrivando all’abuso delle informazioni personali raccolte (soprattutto quando ci sono di mezzo i minori) fino al rischio di discriminazione di determinate categorie di persone, magari portatrici di handicap fisici o “semplicemente” malate.
Così ha detto il Garante della Privacy, Antonello Soro, in sede di relazione alla Camera
“i colossi di Internet diventano sempre più intermediari esclusivi tra produttori e consumatori… Il potere di questi soggetti non può essere ignorato… Non dovremmo permettere che i dati personali, che hanno assunto un valore enorme in chiave predittiva e strategica, diventino di proprietà di chi li raccoglie”
Il nuovo “petrolio” tratto dal Sole 24 Ore
Facciamo l’esempio di Acxiom, colosso del brokeraggio dei dati con un fatturato da 1,1 miliardi di dollari, un database di 700 milioni di persone e un portfolio di 7 mila clienti – si prende la briga di aggregare e trasformare in bene rivendibile sul mercato.
C’è, questo lo scenario, un’industria multimiliardaria che si muove nell’ombra (perchè non regolamentata) e che cresce ogni giorno proporzionalmente alla fame di domanda di maggiori informazioni sul conto dei propri clienti da parte delle multinazionali. Che grazie a questi dati definiscono le strategie per influenzare i comportamenti d’acquisto delle persone, i cui dati di consumo sono stati definiti nel rapporto 2011 del World Economic Forum report come “il nuovo petrolio”.
Cito uno slogan proveniente direttamente dal sito della acxiom
“Great marketing creates real connections with real people. Learn how identity resolution helps you recognize, understand, and reach consumers everywhere they are today – and will be tomorrow.”
Tradotto in italiano suona così:
Il grande marketing crea collegamenti reali con le persone reali. Impara come l’analisi delle identità ti aiuta a riconoscere, capire, e raggiungere i consumatori in qualsiasi parte del mondo siano oggi – e saranno domani.
Qui puoi vedere direttamente dal sito del Nasdaq quali sono le aziende che operano nel settore della compravendita dati personali, comune ad Acxiom e farti un’idea del loro giro di affari in milioni di dollari.